La Terra funziona come noi

Pietro Zucchetti intervista Onorio Belussi: il giardino foresta

Onorio, che cos’è il giardino foresta?

Per rispondere alla domanda, Fukuoka, Mollison, Holmgren, Hazelip e altri autori - fra cui l’intervistato - hanno scritto libri, quindi questa risposta significa seminare nella testa di chi legge la consapevolezza che dello stesso principio assoluto è possibile dare molteplici risposte relative, secondo punti di vista individuali e sociali diversi. Poi, in base alla linea che ognuno sceglie e alle onde che sente, la risposta risulterà più o meno centrata e reale oppure sbagliata e apparente.

Perciò, come prima risposta alla domanda, bisogna avere chiaro e riconoscere che prima del “giardino foresta” esisteva il “giardino naturale”, dove viveva un’umanità con religiosità, filosofia e materialismo uniti assieme e praticati in maniera universale e generale.

Il giardino foresta quindi non è altro che l’origine dell’agricoltura, dove il terreno non si lavorava né si fertilizzava, non si estirpavano le erbe, i pesticidi erano sconosciuti e le piante non venivano potate.

È anche il periodo fra l’agricoltura originaria e l’inizio della civiltà religiosa, della cultura filosofica e della scienza materialista, dove ognuna era separata dalle altre, con punti di vista, linee guida e onde sentite in maniera particolare e individuale, perché il progresso le espandeva e lo sviluppo le turbava.

È il paradiso terrestre oppure l’Eden biblico, dove Adamo ed Eva avevano il compito di coltivare alberi belli da vedere e buoni da mangiare, senza dividere le piante in utili o dannose, oltre ad avere il dovere di custodire la vita nelle sue molteplici forme e variati cicli.

È un luogo dove l’energia incarica la mente di Dio e la materia rappresenta il corpo della natura.

È un posto che unisce religioni, filosofie e materialismi nelle loro differenti credenze, teorie e pratiche sacre e/o profane.

È la direzione dell’umanità smarrita e confusa dal materialismo del fare e che desidera ritrovare il punto, la linea e l’onda spirituale del “non fare”.

È il bambino o la bambina che ogni persona adulta ha ancora dentro di sé, pieni di curiosità, con la particolarità di chi ignora e aperti al mondo, felici di vedere e nel godere cose e visioni semplici.

È la Terra dove donne e uomini vivono con punti religiosi, linee filosofiche e onde materialiste capaci di unire assieme il Creatore, la Creazione e l’Universo.

È una rivoluzione civile, culturale e scientifica che mette al centro la conoscenza della natura e colloca in periferia l’ignoranza umana.

Che collegamenti ci sono con Fukuoka?

Spirituale, materiale e mentale.

Spirituale dove e quando mi indica la direzione chiara per uscire dalla confusione mentale, riconoscendo che Dio è la mente della natura e la natura è il corpo di Dio, liberandomi così dal materialismo basato sulla linea espansiva del progresso e appoggiato sull’onda turbolenta dello sviluppo = rinverdire deserti terrestri.

Materiale dove e quando dimostra che siamo nati per fare poco, pensare poco e cercare poco, riconoscendo che il filo di paglia è una rivoluzione, liberandomi così dalla religione basata sulla linea superstiziosa e sull’onda astratta = rinnovare cuori umani.

Mentale dove e quando diffonde il principio del “non fare”, riconoscendo che il bambino interiore porta al suo centro la mia ignoranza, liberandomi così dalla filosofia basata sulla linea della sapienza e sull’onda vantaggiosa per l’Uomo e svantaggiosa per la Terra = seminare paradisi terrestri.

Come hai iniziato il tuo? Raccontaci una breve storia.

Dopo aver letto La rivoluzione del filo di paglia di Fukuoka nel 1987, ho iniziato a rinnovare il mio cuore, cambiando mentalità e comportamento per essere meno complice nel seminare inferni terreni e nel desertificare la Terra.

Nel 1989, col cuore rinnovato, sono ritornato verso le mie origini contadine e ho incominciato a coltivare di nuovo la terra, andando però oltre la teoria e la pratica dell’agricoltura comune, ma cercando di seguire i principi del “non fare” di Fukuoka.

Coltivando col metodo Fukuoka ho iniziato a seminare il paradiso terrestre, convinto che l’esperienza del “non fare” è universale e generale, per chi ha la testa adatta per andare oltre i pensieri e le visioni comuni.

Questo perché, come accade in tutte le cose completamente nuove, all’inizio si incontrano parecchie difficoltà ma poi, aumentando l’esperienza, sono riuscito a fare la stessa cosa con più facilità, perché sbagliavo di meno.

La natura funziona in modo semplice, scoprire il funzionamento di una cosa è difficile, spiegare l’organizzazione che la fa funzionare è complesso e conoscere tutto è umanamente impossibile.

Quel che è certo è l’apparizione del paradiso terrestre, sicuramente a mia immagine e somiglianza, ma creato dall’energia divina e generato dalla materia naturale.

Con l’avvicinamento della crisi energetica, che tipo di benefici possiamo trarre dal giardino foresta?

Con la testa del “non fare”, i benefici possono essere infiniti, o comunque potrebbero durare fino a quando vivrà la natura umana.

In pratica, escluso tutto quello che è fuori dalla nostra volontà e desideri, per ciò che dipende esclusivamente da noi possiamo fare molto.

Difatti, se siamo riusciti a ottenere benefici materiali pur avendo alterato e danneggiato il funzionamento del mondo naturale, risulta chiaro che, assistendo la materia della natura e accompagnando l’energia di Dio, aumenteremo anche il beneficio dello Spirito.

Più aumenteremo la spiritualità e diminuiremo la materialità, più i benefici spirituali e materiali diventeranno equilibrati e diminuirà la necessità di usare energia.

Difatti, è sempre una questione di testa; possiamo seminare tutti i giardini foresta che vogliamo, ma se l’umanità consumerà più energia di quella che la Terra produce, allora arriverà la crisi energetica.

Così accade anche se consumiamo poca energia e materia che serve alla Terra per funzionare, perché risulta evidente che prima o poi l’umanità subirà altre crisi diverse e non soltanto quella energetica.

Perciò, se la specie umana non accetta la propria responsabilità e non diventa consapevole che la Terra funziona come noi e che esistono limiti naturali che non possiamo superare, risulta evidente che avverrà una crisi.

Il problema centrale quindi è chiederci se la crisi energetica futura sarà l’ultima oppure ne accadranno molte altre, senza creare problemi all’esistenza della vita sulla Terra.

Con la consapevolezza mentale e spirituale che è meglio non fare che fare qualcosa di sbagliato e che la prudenza non è mai troppa, seminare paradisi terrestri o giardini foresta è la direzione necessaria da prendere. Poi, siccome ignoriamo il futuro, chi vivrà vedrà e forse saprà chi ha avuto ragione.

Secondo te in Italia e sopratutto nell’Italia del sud è un problema la carenza di piogge estive?

Qualsiasi eccesso alla fine produce sempre un problema; quando accadono, sia la siccità che il suo opposto, l’alluvione, seminano dei problemi sociali e delle tragedie umane a chi le subisce.

Gli eccessi vanno affrontati in maniera generale e/o globale se vogliamo veramente tentare di risolverli. Alla fine, intervenire sulla semplice manifestazione siccitosa o alluvionale è come curare solamente il sintomo di una grave malattia.

Comunque, siccità e alluvioni sono sicuramente problemi e tragedie che determinate zone e società subiscono. Per risolvere queste catastrofi naturali è necessario rinverdire i deserti terrestri.

Il deserto rompe il legame che unisce le nuvole ai suoli e quindi rinverdire terreni nudi è e diventerà sempre più una necessità, mentre gli interventi strutturali umani, che portano e accumulano acqua, diventeranno via via solamente alternativi e meno necessari.

Questo perché costruire enormi dighe e lunghi canali per accumulare e portare acqua, oltre a costare molto alla società umana, aumenterà sempre più la dipendenza della Terra per ottenere ciò che gli permette di funzionare. In pratica è come se a noi mancasse il sangue e fossimo costretti a dipendere da donatori per averlo.

Il giardino foresta può essere inteso come un organismo a sé e non soltanto un insieme di piante?

Dipende da come lo guardiamo e cioè se dal punto di vista umano o dalla visione della Terra.

Dal nostro punto di vista, un giardino foresta che per esempio è abbastanza esteso e alto da poter attirare la pioggia dalle nuvole, lo possiamo intendere come un organismo delle precipitazioni. Se invece è ristretto e con alberi bassi, lo intenderemo come un insieme di alberi.

Visto dalla parte della Terra, un giardino foresta che non la copre come è stata progettata per farla funzionare bene, è un semplice insieme di piante.

Infine, se è vero che un organismo è un corpo e che le piante sono le cellule della Terra, allora il giardino foresta, inteso anche come paradiso terrestre e l’Eden biblico, è semplicemente un insieme di piante.